logos

linkedin

 @ All Right Reserved 2021 @SABRINAMILLS

Le ultime dal Blog

ANTONIO E ISABELLA

2021-03-25 18:46

Sabrina Mills

Racconti, autrice, sabrinamills, racconto, 2020, vecchiaia, solitudine, morte, amore, platonico, anime, gemelle,

ANTONIO E ISABELLA

Seduto sulla panchina ombreggiata del viale alberato, Antonio osservava i passeggeri casuali di una giornata autunnale come tante altre. Lo scricchiolio dei pas

benches-5604351920-1616697879.jpg

Seduto sulla panchina ombreggiata del viale alberato, Antonio osservava i passeggeri casuali di una giornata autunnale come tante altre. Lo scricchiolio dei passi che sbriciolavano le foglie cadute a terra faceva da arrangiamento alla colonna sonora di fine mattina; il chiacchiericcio dei passanti in coppia o impegnati in conversazioni telefoniche, il rombo sommesso dei motori strozzati nel traffico. Parti inconsapevoli di una sinfonia senza spartito o direttore che, come in una jam session va avanti senza soluzione di continuità. Igor, il suo pastore tedesco di dodici anni, sonnecchiava accucciato ai suoi piedi, indifferente ai suoni confusi attorno a lui.

In pensione da anni, Antonio era un abitudinario. Alle dieci usciva di casa, e dopo aver salutato Anna, la portiera storica del palazzo vittoriano, raggiungeva il bar dell’angolo per il suo cappuccio e cornetto. Poi, percorso tutto il viale da semaforo a semaforo – una manciata di metri – occupava la panchina di fronte al suo portone per dare una scorsa al giornale preso all’edicola in fondo alla strada. La sua età lo rendeva ogni giorno più orfano di amici e conoscenti, e quando gli capitava di intrattenersi con qualche interlocutore, scherzava sull’aggiornamento del bollettino, la sezione degli annunci mortuari.

Un’occhiata all’orologio e uno sguardo alla sua destra. Perplesso, sfogliò il giornale senza interesse. Da quando la conosce non aveva mai mancato un giorno, né era mai arrivata in ritardo. Erano quegli appuntamenti non concordati, che rendono il momento in cui arrivano più bello. La signora Isabella, pochi mesi di differenza con lui, era il bagliore che illuminava le sue giornate, spennellate di grigio dalla morte di sua moglie Clara. Un giorno di qualche anno fa era comparsa di fronte a lui, e con pudore virgineo disegnato sul suo viso, chiese se il posto a fianco a lui fosse libero. Da allora non passò giorno senza che i due non scambiassero poche timide ed educate parole su quella panchina, fredda d’inverno e tiepida d’estate.

Insegnante elementare lei, direttore delle poste lui, non oltrepassarono mai il confine del rispetto tra il lei e il tu. Poche frasi in quella mezz’ora di compagnia, prima di circostanza, poi di interesse reciproco con il passare del tempo. Talvolta, solo silenzi pieni d’affetto sincero, d’amore platonico mai dichiarato, ma espresso dal calore dei loro sguardi. Quei brevi istanti bastavano a riempire il vuoto delle sue giornate con Igor, quieto compagno di vita.

Arrivato il momento del rientro a casa, Antonio si guardò ancora attorno, sconcertato e deluso. Piegato il giornale si avviò mesto al ciglio della strada, in prossimità delle strisce, con Igor al suo fianco. Superata la corsia sparì all’interno dell’androne col soffitto affrescato, rassegnato a concludere la sua giornata senza aver visto il volto capace di scaldargli il cuore.

Quel pomeriggio si adagiò come sempre sulla poltrona del soggiorno, Notre-Dame de Paris di Hugo poggiato sulle cosce. Non aveva voglia di riprendere la lettura, non oggi. Esmeralda aspetterà domani, così si disse, cullato dai tiepidi raggi di sole a bucare la finestra.

Nello stesso momento in cui un bip flebile si fece continuo, una lacrima sgorgò sul volto di Antonio fino a perdersi nelle pieghe del collo. Il libro scivolò a terra, non più trattenuto dalle dita della mano ossuta senza più vita.

Create Website with flazio.com | Free and Easy Website Builder