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L'IO IRREQUIETO

2021-03-22 19:52

Sabrina Mills

Flussi di pensiero, autrice, noir, sabrinamills, racconto, 2020, pensieri, incertezze,

L'IO IRREQUIETO

È parecchio tempo che mi sento così. Disdegno la copia del mio viso impressa nello specchio del bagno. Racconta una storia che vorrei ascoltare con parole diffe

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È parecchio tempo che mi sento così. Disdegno la copia del mio viso impressa nello specchio del bagno. Racconta una storia che vorrei ascoltare con parole differenti, con ricordi diversi.

Il mio è un trascinarmi stancamente, giorno dopo giorno, su binari che conducono verso stazioni di paesi dormitorio, senza una storia passata e senza una storia futura. Uno dei tanti paesi dormitorio che accolgono solo persone con una vita vissuta altrove.

I momenti di solitudine vissuti con trepidazione, mi portano a immaginare altri scenari attraverso il finestrino del treno della vita, paesaggi fatti di luoghi mai conosciuti, di volti mai visti, di emozioni dirompenti che appagano i sensi. Ma chi ha disegnato quei binari, dritti e senza scambi, mi ha di fatto negato la possibilità della scelta.

Libero arbitrio o Destino? Avere la responsabilità delle proprie azioni prese in totale libertà o accettazione di ciò che sosteneva Lutero, la predestinazione assoluta, il destino? Non esiste differenza tra l’uno e l’altro. Se uccido un uomo, chi stabilisce che abbia commesso l’azione libera di farlo o perché piuttosto era già scritto su un copione? E se avendone la possibilità, di uccidere quell'uomo, decido di non farlo, cosa ha determinato la scelta? Il libero arbitrio o il fatto che io fossi già destinata a non commettere il crimine? Non esiste una risposta, esistono solo diverse interpretazioni.

I binari senza scambi? Dante, il sommo poeta fiorentino, aveva creato nel suo immaginario inferno una categoria di uomini, rei a suo dire di non agire pur avendone la possibilità. Non importa che sia per paura o per pigrizia o debolezza. Uomini – ma anche donne – che lasciano che siano altri a prendere le proprie decisioni. E per questo li condanna a esser pungolati da vespe e mosconi mentre inseguono l’insegna bianca dell’indecisione. Io ho avuto la possibilità di scegliere, l’ho avuta eccome. E più di una volta è stata una scelta comoda, una non scelta.

Immagino un bivio. Una direzione conduce a una strada diritta e illuminata, una seconda a un percorso tortuoso e oscuro. La prima è ciò che il sentire comune chiama normalità, animata da necessità e desideri di altri. La seconda è quanto esiste nel mio animo, nei miei pensieri, è quello che risiede nei miei occhi sognanti, ma che contrasta con l’idea e l’aspettativa dei terzi. Soffrire o far soffrire? Si può esser tacciati di ignavia per questo? Forse sì.

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